Bankitalia, Sicilia in affanno | Crollano occupazione e consumi - Live Sicilia

Bankitalia, Sicilia in affanno | Crollano occupazione e consumi

Presentata oggi nella sede di Palermo la relazione annuale sull'economia siciliana della Banca d'Italia: la disoccupazione è cresciuta del 19,5% e oltre il 27% delle famiglie vive sotto la soglia di povertà.

I DATI PRESENTATI OGGI A PALERMO
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Stagnazione e contrazione sono i termini che caratterizzano la relazione annuale sull’economia siciliana della Banca d’Italia presentata oggi nella sede di Palermo. “Il 2011 è stato un anno a due facce – ha detto Giuseppe Arrica, direttore della filiale regionale – nel primo semestre si è registrata una parziale ripresa, mentre nella seconda parte dell’anno, a causa della crisi del debito a livello europeo, si sono creati problemi a livello nazionale che hanno avuto pesanti ripercussioni anche sulla Sicilia”. Le percentuali in valori assoluti sull’occupazione e il sistema del credito regionale, dipingono una situazione di recessione generale alla quale la Sicilia paga un tributo molto alto. Per il quinto anno consecutivo i posti di lavoro in Sicilia sono diminuiti, in modo sensibile, in tutti i comparti dell’economia. A risentire maggiormente della crisi sono stati l’industria (- 0.9 %) e le costruzioni (-7,1 %) registrando così il record negativo di occupazione.

La disoccupazione è cresciuta del 19,5 % trascinando la Sicilia al fondo della classifica delle regioni italiane con il più alto numero di disoccupati, subito prima della Campania che chiude la classifica con il 19,6%. I giovani siciliani sono i più colpiti dalla crisi dell’economia regionale: solo il 20,9 % dei diplomati tra i 20 e i 24 anni è occupato, mentre la metà dei laureati tra i 25 e i 34 anni ha trovato un lavoro (il 49,3 %). I cittadini in cerca di occupazione si sono ridotti del 3 per cento e il calo ha riguardato sia quelle persone con precedenti esperienze lavorative sia quelle in cerca di prima occupazione. La riduzione delle persone in cerca di occupazione, in presenza di una diminuzione del numero di occupati, è da ricollegare all’effetto scoraggiamento.

Le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà reale sono il 27 %, la percentuale più alta, in termini assoluti, della media del Mezzogiorno. In particolare, secondo la relazione della Banca d’Italia, dal 2007 al 2010 la spesa media mensile delle famiglie siciliane si è ridotta di circa il 9 per cento, raggiungendo il valore minimo dal 2002. Tale contrazione, superiore a quella registrata nella media italiana (-4 per cento), ha portato a un ampliamento del divario tra la Sicilia e il resto del Paese. A partire dal 2008 tutte le principali voci di spesa hanno registrato una contrazione. Il calo è stato particolarmente intenso per i trasporti, l’abbigliamento, i ristoranti e gli alberghi.

Le esportazioni sono aumentate del 15,5%. Ma al netto delle esportazioni di prodotti petroliferi raffinati (di cui la Sicilia insieme alla Sardegna hanno il quasi totale monopolio) le esportazioni vengono abbattute di oltre il 70 %, registrando così una diminuzione dell’1,4 %, rispetto al 2011. Deludente questo risultato delle esportazione a fronte di un incremento nazionale dell’11,3 % e nel Mezzogiorno del 9%.

Gli ammortizzatori sociali sono ampiamente utilizzati dalle imprese, che hanno fatto ricorso alla Cassa integrazione guadagni (Cig) con un aumento delle ore autorizzate del 18,5%. Un incremento così forte è però da attribuire alla componente straordinaria cresciuta del 42,9 %. Il settore meccanico e quello chimico sono quelli che più di altri hanno fatto ricorso alla Cig. Allarmanti i dati di utilizzo della cassa integrazione guadagni nel settore del commercio e servizi che è raddoppiata rispetto all’anno passato.

L’indebitamento delle famiglie siciliane è il più alto tra quelle del Mezzogiorno. Il rapporto tra i debiti finanziari e il reddito delle famiglie è del 55,2 %: di questo debito i due terzi sono costituiti da mutui e la restante parte dal credito al consumo, la cui incidenza sul reddito disponibile in Sicilia si attesta al 17,1 %, sette punti in più della media nazionale (10%). Il peggioramento della congiuntura si è tradotto anche in un inasprimento delle condizioni di offerta da parte degli intermediari bancari. Ne è derivato un rallentamento dei finanziamenti bancari all’economia regionale che si è manifestato a partire dalla seconda parte del 2011, decelerando sia i prestiti alle famiglie, sia quelli destinati ai settori produttivi. Il tasso di interesse sui prestiti a breve termine è salito nel corso dell’anno di 1,4 punti percentuali, attestandosi a dicembre al 7,4 per cento.

Peggiorano anche le condizioni sui nuovi finanziamenti a medio e a lungo termine. Il tasso medio sulle erogazioni dell’ultimo trimestre 2011 è stato pari al 4,9 per cento, superiore di 1,4 punti a quello praticato nello stesso periodo dell’anno precedente. Nel primo trimestre 2012 i tassi di interesse sui prestiti sono ulteriormente aumentati. Nel clima di incertezza economica sono lievemente diminuiti i depositi bancari, in particolare quelli detenuti dalle imprese nella forma tecnica dei conti correnti.

L’unico dato positivo che emerge dai dati di Bankitalia è quello relativo al settore turistico, cresciuto del 5,1%, dopo la sostanziale stabilità dell’anno precedente. I pernottamenti, che nel 2010 erano cresciuti del 2,1 per cento, sono aumentati nel 3,9 per cento. Prevalentemente si tratta di flussi provenienti dall’estero che incidono per circa il 40 per cento sul totale, a fronte di un calo dell’1,9 per cento degli italiani. In aumento anche le presenze nelle strutture alberghiere (4,8%).


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