Mannino, nessun risarcimento| per ingiusta detenzione - Live Sicilia

Mannino, nessun risarcimento| per ingiusta detenzione

L'ex ministro Calogero Mannino non sarà risarcito per l'ingiusta detenzione. E' stata respinta l'istanza presentata alla Corte d'appello di Palermo.

L’ex ministro Calogero Mannino non sarà risarcito per l’ingiusta detenzione. E’ stata respinta l’istanza presentata alla Corte d’appello di Palermo. La conferma arriva dal suo legale, anche se l’avvocato Salvo Riela dice di non conoscere ancora le motivazioni del provvedimento che gli e’ stato notificato mentre lui si trova fuorisede.

Dopo una condanna a 5 anni e 4 mesi, emessa nel 2004 dalla corte d’appello di Palermo, la Cassazione a sezioni unite ribalto’ la decisione e apri’ una nuova fase della storia giudiziaria. I supremi giudici non solo capovolsero il verdetto, annullando la condanna per Mannino, ma stabilirono che da quel momento sarebbero servite piu’ prove per condannare un politico accusato di collusioni con i mafiosi. Non tutti i dubbi erano stati fugati, ma non c’era la prova che l’ex ministro democristiano, oggi deputato, avesse contribuito ad agevolare Cosa Nostra. Il concorso esterno in associazione mafiosa inizio’ a scricchiolare.

Dopo l’annullamento in Cassazione fu celebrato un nuovo processo di secondo grado al termine del quale Mannino fu assolto. L’anno scorso l’ex ministro decise di presentare il conto allo Stato per l’ingiusta detenzione. Mannino era rimasto in custodia cautelare per 23 mesi: dal 13 febbraio 1995 al 3 gennaio 1997. Un anno in cella e il resti ai domiciliari che gli furono concessi per motivi di salute. Ora il no della quinta sezione della Corte d’appello che ha respinto l’istanza di risarcimento. Un’istanza in cui Mannino si era definito vittima di un errore giudiziario che gli aveva provocato danni personali e professionali, senza pero’ indicare la cifra che sarebbe servita per ripagarli.

Di recente Mannino ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta trattativa fra la mafia e lo Stato per “violenza a corpo politico”. Si parla di “pressioni” che Mannino avrebbe esercitato su “appartenenti alle istituzioni” in relazione al 41 bis, il regime di carcere duro per i boss. Convocato dai pm si e’ avvalso della facoltà di non rispondere.

Ai cronisti disse: “Sono stato sempre vittima di accuse infamanti dimostratesi sempre del tutto infondate, ma ho dovuto attendere 17 anni per vedere riconosciuta la mia estraneita’ e sopportare due anni di detenzione. E’ emerso inconfutabilmente che io sono stato vittima innocente della mafia. L’accusa oggi ipotizza di avere trattato con i mafiosi contro gli interessi dello stato non solo mi offende, ma contrasta pesantemente con una sentenza assolutoria, ormai definitiva, rappresentando una alterazione dei fatti e un tentativo di fare di me il capro espiatorio di manovre occulte, probabilmente quelle che hanno reso impossibile accertare quanto realmente avvenuto in quei tragici anni Per queste ragioni – concluse Mannino – ho scelto di non prestare alcuna collaborazione alle indagini in corso”.


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