Chi piange per una puttana? - Live Sicilia

Chi piange per una puttana?

Chi dirà una preghiera per Nike, la prostituta uccisa e bruciata a Misilmeri? Ci concentriamo sull'identità del suo presunto assassino, senza pensare a lei. E il resto è un cielo cupo e morboso. Chi protesta per le anime spezzate della Favorita, lo scandalo sotto gli occhi della brava gente?
LO SPECIALE DELLA DOMENICA
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Chi sono le figlie di una dea minore? Sono le creature accampate ai lati di certe strade note ai maschi. Nate donne come le altre. Il destino ha cambiato nome, qualifica e collocazione. Sono puttane, nel gergo popolare e nel birignao aristocratico. Il razzismo dell’esclusione proviene da tutti. Dagli uomini che stuprano, concedendosi l’alibi del prezzo. Dalle attiviste che firmano appelli per le compagne di genere uccise, violate, schiacciate in ogni parte del mondo. E si dimenticano delle prostitute.

E’ attitudine buona e giusta denunciare la sopraffazione machista. E’ lecito raccontare il paradosso di terre in apparenza evolute che, nel momento della terribile verità, riscoprono riti di sangue tribali. La gelosia si trasforma in cecità. L’oscenità del possesso si concentra nella forza fisica pronta all’offesa. Se gli uomini uccidono e le donne muoiono, non è per una trama di casi isolati. E’ l’eredità di secoli bui. Se esistono resoconti di ceffoni domestici, di arbitrii, di ricatti, sopravvivono perché – spogliato delle sue risorse culturali – il macho si comporta ancora come un gorilla con una clava tra le zampe.

Ma scorrendo le liste della rabbia e gli appelli della pietà, cadiamo in vistose buche. C’è un rosario di vite spezzate o manomesse con troppe assenze. La sacrosanta indignazione per una ragazza “normale” straziata dal mostro che aveva accanto è un riflesso necessario, accompagnato da un coro di maggioranza. In morte di una prostituta, il controcanto dolente è un flebile fiato di pochi illuminati, il lutto di una cerchia ristretta. Chi dirà una preghiera per Nike, uccisa e bruciata a Misilmeri? Ci concentriamo sull’identità del suo presunto assassino, senza pensare a lei. E il resto è un cielo cupo e morboso. Chi protesta per le anime spezzate della Favorita, lo scandalo sotto gli occhi della brava gente? Chi denuncia la tratta delle “nigeriane”, come se il termine fosse normale sinonimo di compravendita, tanto che “nigeriana”, nell’immaginario comune, si associa al mestiere antico dell’offerta di sé? Chi piange quando muore una puttana?

Ho conosciuto qualche puttana – per questo mi permetto, con tenerezza, di usare una parola lambita di bava, so che sarebbe ipocrita ripararsi dietro uno pseudonimo, la durezza è soltanto nelle cose – girando con un taccuino. Sarà colpa dei miei occhi, traviati da un’idea di femminilità romantica: ho sempre trovato persone nella pienezza del loro stato, dotate di ironia, intelligenza e amore da dare, senza che nessuno volesse raccoglierlo.

E mi ha immancabilmente gelato l’indifferenza nei confronti delle ragazze che attendono ai lati di una strada nota. Come se una fine tragica, o uno stentato percorso ad ostacoli fossero semplicemente la condanna che si deve a una colpa. Ma non mi ha mai sorpreso la consueta volgarità di noi poveri e fragili uomini. Sono rimasto colpito dalle donne colme di ottimi propositi, che sanno e, sapendo, volgono lo sguardo altrove.


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