Ma ora Orlando e Ferrandelli|tornino a parlare di politica - Live Sicilia

Ma ora Orlando e Ferrandelli|tornino a parlare di politica

Orlando ha trionfato. Il ballottaggio sembrerebbe una pura formalità. Ma la sfida del 20 maggio prossimo potrebbe essere usata finalmente per creare davvero quella necessaria discontinuità con la politica becera, volgare e deprimente degli ultimi decenni. Basterebbe smetterla di scannarsi come i cani.
L'intervento di Davide Enia
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2 min di lettura

I numeri non conoscono la retorica: Orlando ha trionfato. Si andrà al ballottaggio, ma pare un pro forma assoluto. In realtà la sfida del 20 maggio prossimo venturo potrebbe essere usata finalmente per creare davvero quella necessaria discontinuità con la politica becera, volgare e deprimente degli ultimi decenni. Basterebbe smetterla di scannarsi come i cani. Smetterla di sputare fiele addosso all’altro candidato e, fatto ancora più grave, a chi lo ha eletto. Basterebbe cioè tornare a fare politica. Parlare del piano per la città. Esporre i progetti. Ricreare interesse nel territorio. Tendere una mano e parlare con l’altro, ascoltarlo prima ancora di vomitare giudizi. Le primarie hanno scottato tantissimi elettori, me per primo. Già a chiusura delle urne partirono regolamenti di conti interni al PD che nulla avevano a che fare con l’amministrazione della città di Palermo. Si respirò in quei giorni fetidi un’aria di vendetta continua. Odio stillava dalle parole di tutti. Di tutti quanti. Adesso arrivano al ballottaggio due candidati non appartenenti all’area politica della peggiore amministrazione di sempre, guidata da quel Diego Cammarata che ha lasciato come eredità un baratro talmente profondo che c’è caduto dentro tutto quanto il partito che da dieci anni dominava Palermo.

Ferrandelli e Orlando hanno una possibilità unica: tornare a parlare di politica, deponendo le armi. Non servono confronti, faccia a faccia, battaglie che feriscono più di tutti un elettorato lacerato e stanco, usato il più delle volte come mezzo per risolvere i cazzi propri dei politici e per dirimere faide interne ai partiti, un elettorato mai tenuto davvero in considerazione dai politici locali, così sordi ai reali bisogni e alle sacrosante ambizioni delle persone.

C’è la possibilità di essere civili. Non è una guerra. Anche perché, chi ci va di mezzo, al solito, sono i cittadini. Palermo è stanca d’essere un continuo campo di battaglia. E, come si dice in Francia, abbiamo un po’ tutti quanti i coglioni abbastanza vùnci per gli squallidi giochetti di potere consumati sulla nostra pelle.

Avete due settimane: un po’ di umiltà, agghiuttìtevi l’orgoglio e parlate di programmi, parlatevi da cittadini che hanno a cuore questa città presa a calci in bocca, parlate alle persone che vivono la politica come lo schifo della terra.

Potrebbe essere il segnale forte di un nuovo inizio. Altrimenti, il dato anagrafico non c’entra nulla, sono i metodi a essere vecchi e stantii. Non c’è bisogno di anagrafe. C’è fame di qualcuno che abbia a cuore Palermo.


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