Lombardo, voti e boss | Le parole del pentito - Live Sicilia

Lombardo, voti e boss | Le parole del pentito

Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, è stato stamattina nel Tribunale di Catania per partecipare all'udienza del processo in cui è imputato per reato elettorale, assieme al fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa.  E' stato ascoltato il pentito Gaetano D'Aquino. Ha parlato dei rapporti tra clan, lavoro e politica.
Il presidente va al processo
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Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, è nel Tribunale di Catania per partecipare all’udienza del processo in cui è imputato per reato elettorale, assieme al fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. E’ la prima volta che il governatore si presenta in aula, davanti al Tribunale monocratico, dall’inizio del procedimento.

“Avevamo dichiarato che noi ci difendiamo nel processo e per fare questo partecipiamo al procedimento per fronteggiare le sciocchezze e le contraddizioni che hanno questo collaboratore propala da qualche tempo a questa parte”. Lo ha affermato il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, entrando nella sede dell’ex Pretura di Catania.

Il procedimento si celebra davanti alla quarta sezione del giudice monocratico di Catania, presieduta da Michele Fichera. Oggi è prevista l’audizione del pentito Gaetano D’Aquino. Il procedimento, che riguarda le elezioni alla Camera del 2008 e la compagna elettorale per fare eleggere Angelo Lombardo, nasce da uno stralcio dell’inchiesta Iblis su presunti rapporti tra mafia, politica, pubblica amministrazione e imprenditoria dopo indagine avviate da carabinieri del Ros su Cosa nostra di Catania. La posizione dei due fratelli Lombardo è stata stralciata dal fascicolo principale e l’accusa iniziale di concorso esterno all’associazione mafiosa, è stata derubricata in reato elettorale con la citazione a giudizio diretta disposta dalla Procura davanti al Tribunale monocratico. La scelta dell’allora procuratore facente funzioni, Michelangelo Patané, e dell’aggiunto Carmelo Zuccaro, che l’hanno motivata richiamando la sentenza di assoluzione della Cassazione su Calogero Mannino imputato di concorso esterno all’associazione mafiosa, non è stata condivisa dai quattro sostituti titolari dell’inchiesta, creando valutazioni diverse all’interno dell’ufficio. Il fascicolo per concorso esterno è passata al vaglio del Gip Luigi Barone che non ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura e ha disposto invece l’imputazione coatta per il governatore e suo fratello davanti a un nuovo Gip. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 9 maggio.

10:13 Inizia la deposizione in video conferenza di Gaetano D’Aquino che è a conoscenza della presenza in aula di Raffaele Lombardo. L’interrogatorio viene condotto inizialmente dal pm Carmelo Zuccaro. “Sono diventato uomo d’onore ndranghetista per volontà di Salvatore Cappello”. D’Aquino era uno “sgarrista”, cioè un capogruppo che aveva commesso omicidi. D’Aquino e la sua cosca non erano riconosciuti da Cosa Nostra ma soltanto dalla Ndrangheta. “il primo omicidio l’ho fatto negli anni’90”. Entra ed esce di galera sino al 2004, poi i domiciliari nel 2005 per 8 mesi.

“Una forte presa di coscienza, un senso di ribrezzo anche verso me stesso, l’ambiente che frequentavo, voglio dare un contributo dopo 24 anni di fatti atroci”.

10.28. “Dal momento dell’arresto dell’operazione Revenge mi sono fatto consegnare scritti da alcuni mafiosi e ho iniziato a collaborare con la giustizia e inizialmente sono stato interrogato dal dottor Testa e dalla Scaminaci”. “Nel corso della collaborazione mi sono accusato di tutti i reati commessi, poi con un ispettore ho chiesto di collaborare e nel frattempo mi è stata notificata un ordinanza per l’omicidio di Nicola Lo Faro, cognato di “Pippo u maritatu”.

11.13. Lumia mio successore? Perchè no? Pausa del processo catanese per problemi tecnici e Raffaele Lombardo parla di politica. Beppe Lumia prossimo presidente della Regione? “Perchè no? -risponde il governatore a Livesicilia- Serve una persona che non esponga la Sicilia al rischio di un’imputazione per concorso esterno nel giro di 6 mesi, una personalità che non ha frequentato i salotti della politica, se non Lumia, quantomeno un uomo o donna che sino a pochi mesi prima sia stato magistrato o prefetto”.

11.30. Riprende il processo. D’Aquino parla di Alessandro Porto, consigliere comunale Mpa e del senatore Giovanni Pistorio quando era assessore regionale alla Sanità.

Zuccaro: “Ha esercitato il diritto di voto?”

D’Aquino: “No io non ho mai votato, sono stato arrestato appena ho compiuto 18 anni e sono stato sempre interdetto”.

Zuccaro: “Sono mai arrivate indicazioni di voto?”

D’Aquino: “Sì”

Zuccaro: “Ha saputo in quali anni vi erano state queste indicazioni di voto?”

D’Aquino: “Non sono state direttive per quel che mi riguarda. Io lavoravo nella cooperativa sociale Creattività come sorvegliante in una cooperativa di spazzamento. Uno dei più grandi usurai di Catania mi nominò Raffaele Lombardo, non so che ruolo aveva. Mi diceva: Lombardo mi ha fatto fare un messaggio nel suo telefono e vuole appoggio politico. Io non glielo dò il sostegno, mi disse perché anni prima non aveva mantenuto la promessa di sistemare una ragazza. Ero stato contattato da Alessandro Porto… Giovanni Pistorio…”. Cade la linea.

11.40. Il pm chiede di contestualizzare meglio il periodo del primo contatto politico con richiesta di sostegno dell’Mpa. D’Aquino risponde rievocando il periodo della promozione del Catania Calcio in Serie A: “Mi ricordo della partita Catania-Albinoleffe che portò il Catania in Serie A”.

Zuccaro: “Quando avvenne questo incontro con Vaccalluzzo Salvatore?” (usuraio poi ucciso che sarebbe stato contattato da D’Aquino).

D’Aquino: “Qualche mese prima che lo uccidessero, stagione calcistica 2005-2006. L’omicidio di Vaccalluzzo è avvenuto nel maggio 2006 e prima che lo uccidessero mi aveva informato di questo contatto elettorale che era avvenuto tramite un messaggio proveniente da qualche segretario o forse addirittura direttamente da Raffaele Lombardo”.

Zuccaro: “Chi era questo Vaccalluzzo?”

D’Aquino: “Era uno dei più grossi usurai di catania che commerciava anche calzature”

Zuccaro: “Dove lo incontrava?”

D’Aquino: “Anche a casa mia, Vaccalluzzo portava dei recupero crediti e io gli presentavo dei ragazzi e poi dividevano i crediti al 50%. Non militava in gruppi criminali ma era vicino ad Angelo Santapaola che gestiva i posti della fiera. Era zio di Nicola Squillaci, figlio di Pippo Mattiddina, uomo d’onore della famiglia Santapaola, da una vita, anche i suoi figli”.

Zuccaro: “Questo comportava qualcosa in termini di alleanza, amicizia?”

D’Aquino: “I rapporti con Angelo Santapaola garantivano copertura a Vaccalluzzo, diversamente non poteva fare l’usuraio nel mercato di piazza Carlo Alberto”.

Zuccaro: “Nel vostro clan Vaccalluzzo aveva rapporti con lei?”

D’Aquino: “Solo a titolo personale, non favoriva i Cappello, mi faceva guadagnare tanti soldi”

12. D’Aquino: “Ero stato contattato da Alessandro Porto per sostenere Giovanni Pistorio. Il clan sosteneva l’Mpa. L’incontro con Salvatore Vaccalluzzo è avvenuto a casa mia, diceva di essere molto amico di Raffaele Lombardo e aveva ricevuto un messaggio sul proprio telefonino”

Zuccaro: “Da chi era stato contattato?”

D’Aquino: “Ero stato contattato da Alessandro Porto per sostenere Pistorio e il clan portava all’Mpa. Io mi meravigliai perché mancava circa un mese al voto e non potevano fare tante cose”

12.15. D’Aquino: “Con Angelo Santapaola si parlava di votare l’Mpa, io venivo interpellato per conoscenza. Il Vaccalluzzo venne in contemporanea da me nonostante Angelo Santapaola appoggiasse anche un certo Pippo Limoli (Pdl ndr)”

Zuccaro: “Dove avvengono questi incontri?”

D’Aquino: “San Cristoforo con Angelo Santapaola, poi Peter Santagati mi disse di incontrare Alessandro Porto. Quando mi furono fatte delle promesse, incontrai Alessandro Porto e lì nacque tutto”

Zuccaro: “Con Santapaola parla direttamente?”

D’Aquino: “Sì al bar Lanzafame”

Zuccaro: “Incontro casuale?”

D’Aquino: “Casuale, anche se ci incontravamo ogni giorno, lui era con Nicola Sedici e Filippo Crisafulli. Io mi accompagnavo con Antonio Aurichella. Non mi ricordo se è stato prima Angelo Santapaola a parlare di Pippo Limoli o noi a parlare dell’Mpa. Io e Pardo Orazio abbiamo deciso di sostenere l’Mpa anche con Agatino Di Mauro detto “mangiaricotta”, Noi avevamo una figura di riferimento. L’idea del sostegno all’Mpa avvenne poco dopo la sua nascita, io portai questa novità, io ne parlavo con Angelo Santapaola, Agatino Di Mauro”.

Zuccaro: “In che modo lei ha preso l’iniziativa?”

D’Aquino: “La circostanza nasce quando al Bingo c’era Santo Scardaci di cui ero molto amico, io ci andai per raccomandare la vita di Santo Scardaci. Da lì si parlo del sostegno ad alcuni politici, Pippo Limoli e l’Mpa”

Zuccaro: “Quando lei parla dell’appoggio all’Mpa ne aveva già parlato con i componenti del clan?”

D’Aquinio : “Sì”

Zuccaro: “Chi aveva suggerito l’idea di appoggiare l’Mpa?”

D’Aquino: “Vaccalluzzo Salvatore”

Zuccaro: “Serve un chiarimento, questa sua idea di essere favorevole chi gliela fa venire?”

D’Aquino: “L’Mpa ricevette molto favoritismo dalla malavita”

Zuccaro: “Andiamo con ordine, il Vaccalluzzo le chiede opinione circa appoggio Mpa quando riceve messaggio dal segretario. Poco tempo prima se n’era parlato?”

D’Aquino: “Prima del messaggio non ne avevo mai parlato”.

13.30. Zuccaro: “Come funzionano le cooperative dei rifiuti?”

D’Aquino: “La sede è vicino a Cibali, ci sono tre cooperative Solco, Creattività, Mimosa. Operano nello spazzamento urbano che aveva l’appalto pubblico”.

Zuccaro: “Questa cooperativa era vicina a partiti?”

D’Aquino: “Sì, per quel che mi diceva Peter Santagati, doveva dare conto ad Angelo Lombardo, Raffaele Lombardo, Giovanni Pistorio. Alessandro Porto doveva dar conto a Giovanni Pistorio. I politici pretendevano posti di lavoro per far sopravvivere la cooperativa. Peter Santagati si lamentava che i politici chiedevano troppi posto di lavoro anche di pregiudicati. Questa conoscenza proveniva da Alessandro Porto. Giovanni Pistorio personalmente veniva nella cooperativa per i voti e chi non votava poteva avere anche ritorsioni, che non gli veniva rinnovato il contratto. La pressione politica era tantissima. Peter Santagati lamentava la pressione di Angelo Lombardo, Raffaele Lombardo e Giovanni Pistorio come “sucasangue”. Il presidente della cooperativa mandava messaggi ai lavoratori. “Diamogli il voto perchè sennò si accorgono che non li votiamo”. La cooperativa viveva per l’aggancio politico”.

Zuccaro: “Questa pressione esercitata dal Santagati era in favore di un solo partito?”

D’Aquino: “Il partito era Mpa e Giovanni Pistorio. C’era un altro politico che aveva contrasti e aveva la sede vicina a piazza Palestro ma non ricordo il nome”

Zuccaro: “Chi era per l’Mpa la persona che diceva di esercitare il voto?”

D’Aquino: “A me diceva sempre che erano Raffaele Lombardo, Angelo Lombardo e Giovanni Pistorio. Era accompagnato da Alessandro Porto che rappresentava Giovanni Pistorio. Una volta ho parlato con Carmelo Finocchiaro, costruttore, Difi costruzioni, mi ha fatto vedere terreno fino a S. Giorgio, lui lamentò che per l’autorizzazione Raffaele Lombardo gli aveva chiesto tanti appartamenti, ma lui non voleva cedere a questo ricatto”.

Zuccaro: “Chiese qualcosa per darle questo incarico nella cooperativa?”

D’Aquino: “No ma poi venne con Alessandro Porto, con Peter non mi sono presentato come mafioso, ma era quasi impossibile non sapere chi era Gaetano D’Aquino”

Zuccaro: “Giovanni Pistorio per quali elezioni concorreva quell’anno?”

D’Aquino: “Non me lo ricordo, ma la campagna mi costò, incaricai Antonino Santonocito, Nino Trippa”

Zuccaro: “Santagati quando le fa questa richiesta di sostegno a Giovanni Pistorio?”

D’Aquino: “Un mese prima delle elezioni”

14. Zuccaro: Il Santagati e il Porto cosa chiedono?

D’Aquino: “Alessandro Porto mi disse nome e cognome: Giovanni Pistorio, per lui esisteva soltanto Giovanni Pistorio. Vaccalluzzo mi diceva Raffaele Lombardo e io dicevo anche Giovanni Pistorio”.

Zuccaro: “Per il 2006 riguarda soltanto un’elezione? Chi è Nino Trippa?”

D’Aquino: “Non è un vero affiliato ma è stato molto vicino alla nostra organizzazione, gestendo il latitante Cacisi, tenendo armi, droga.

Zuccaro: “Lei al Santonocito cosa chiede?”

D’Aquino: “Ho detto di far votare Mpa e Giovanni Pistorio, ci sembrava strano che non ci avevano detto di votare Angelo Lombardo nel 2006. A Santonocito diedi circa 17-18 mila euro, soldi miei e di Aurichella Antonio, entrato a far parte del clan di Salvatore Cappello tramite me. Erano soldi che avevamo in comune, attività che facevamo noi, lui aveva soldi da parte per attività di stupefacenti”.

Zuccaro: “Perchè decidete di investire questa somma per il sostegno elettorale?”

D’Aquino: “Viene data a Nino Trippa per comprare i voti. Al Turrisi Colonna si presero i voti. Per Alessandro Porto c’era il posto di lavoro assicurato, poi proposi mio cugino e venne assunto, io no. Aurichella assecondava quello che dicevo io, una benevolenza forte”,

Zuccaro: “Il Pardo viene coinvolto nel sostegno a Giovanni Pistorio?”

D’Aquino: “Il Pardo mi disse che era conveniente e che nell’Mpa c’erano politici molto agganciabili, Di Mauro mi disse che c’erano politici molto disponibili. Il nome che circolava era Angelo Lombardo e Raffaele Lombardo. Escludendo il 2008, nel 2006 non fu portato mai un volantino di Angelo e Raffaele Lombardo”.

Zuccaro: “Santonocito che somme dava?”

D’Aquino: “La gente per 100 euro faceva di tutto, si rompevano anche un dito, c’erano buste della spesa in abbondanza in alternativa o in aggiunta al denaro”.

Zuccaro: “Altri strumenti?”

D’Aquini: “La gente con 100 euro si orientava subito politicamente, la gente andava appresso a chi li sosteneva. Parecchie persone, come la famiglia Aurichella gli fu promesso il posto di lavoro, anche se non per tutti è stato mantenuto. Su dieci davano il lavoro a chi volevano loro, per questo nel 2008 le cose cambiarono sulle promesse”.

Zuccaro: “Torniamo al 2006”

D’Aquino: “Nel caso del Turrisi Colonna si fece una sorta di inventario, e ci siamo orientati di quante persone sono state accompagnate. Peter Santagati mi disse “sono voti tuoi”. Le persone venivano accompagnate da Antonio Trippa o da chi incaricava lui”.

Zuccaro: “Quanti voti e a chi?”

D’Aquino: “I voti sono stati un 160, non mi ricordo a chi andarono tra Mpa e Giovanni Pistorio. Non so che metodi attuava, ma Trippa mi diceva “stai tranquillo che te lo danno il voto”. Lui incuteva timore, non era un soggetto tranquillo, ma si faceva volere bene perché metteva paura. Anche commercianti si lamentavano per le sue esuberanze”.

Zuccaro: “Le disse se era ricorso a questa arroganza?”

D’Aquino: “Non mi disse esplicitamente mai “li ho minacciati” ma anche quando le persone dovevano votare altri lui mi diceva “stai tranquillo ca nu rununu u votu”.

Zuccaro: “Pistorio di nome?”

D’Aquino: “Giovanni”

Zuccaro: “Pistorio si presenta alle elezioni politiche dell’Mpa che elezioni erano?”

D’Aquino: “Non lo so, in quel mese noi abbiamo in moto il nostro clan per portare voti a Giovanni Pistorio e nessuno me lo leva dalla mente. È stata fatta una riunione e c’era anche mio fratello Gianfranco. Io i voti all’epoca a Giovanni Pistorio ci puttai. Vaccalluzzo mi disse che Raffaele Lombardo lo voleva incontrare, che era suo amico”.

Zuccaro: “Quando lui si impegnava per Raffaele Lombardo lei per chi si impegnava?”

D’Aquino: “Raffaele Lombardo, Mpa, e Giovanni Pistorio. Prima di queste elezioni Vaccalluzzo aveva appoggiata Raffaele Lombardo, aveva figlia laureata in medicina, e non era stata mantenuta la promessa di trovare un posto di lavoro alla figlia. Poi me lo portai all’appuntamento e glielo presentai all’incontro con Alessandro Porto e Peter Santagati e Antonio Aurichella per avere più credibilità per il mio tornaconto. Quel giorno con me c’era Antonio Aurichella, siamo stati fotografati e fermati negli spogliatoi dalla polizia”,

Rinvio al 15 maggio, interrogatorio di Rosario Di Dio a Bicocca, controesame il 25 maggio.


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