"Live Sicilia non può entrare" | Il Presidente con noi non parla - Live Sicilia

“Live Sicilia non può entrare” | Il Presidente con noi non parla

TUTTI DENTRO, NOI NO
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Di fronte alla notizia di un’imputazione coatta per reati gravissimi, il problema più serio del presidente della Regione Raffaele Lombardo, oggi, sembrava quello di rispondere alle domande di Live Sicilia. Situazione paradossale e al limite del grottesco, quella che abbiamo vissuto oggi nei corridoi di Palazzo dei Normanni. Ci eravamo recati lì, cronista e operatrice video, oltre che per seguire i lavori della Finanziaria, anche per raccogliere le impressioni del governatore sulle notizie che giungevano da Catania. Per raccogliere l’umore della politica. Per darne conto ai nostri lettori. Insomma, eravamo lì per fare il nostro lavoro.

Il primo problema s’è presentato appena giunti in sala stampa. Ci riferiscono che il Presidente della regione ha deciso di incontrare i giornalisti nella “sua” stanza. Insieme a noi, anche la cronista e l’operatore di un’altra emittente, Telecolor.
Ci dirigiamo verso la sala, ma veniamo fermati prima da un commesso, poi anche dal capo dell’ufficio stampa di Palazzo d’Orleans, che ci chiede di attendere dietro la porta.

Dentro, tutti gli altri colleghi delle agenzie, dei giornali cartacei, dei nostri “concorrenti” online. E chiunque abbia fatto questo mestiere, sa bene cosa significhi attendere dietro una porta, mentre dei colleghi hanno la possibilità di dar conto di notizie importanti, di parlare col proprio presidente, di poter comprendere, capire, chiarirsi le idee per chiarirle ai lettori.

Dopo qualche minuto, ecco la rassicurazione. A noi di Live Sicilia e ai colleghi di Telecolor viene assicurato che il presidente, a margine dell’incontro con le altre testate, parlerà anche di fronte ai nostri microfoni. Intanto, gli altri colleghi continuano a battere le notizie. Per noi la porta resta chiusa. Alcuni minuti dopo, il presidente della Regione sembra aver concluso la propria improvvisata conferenza. È il momento in cui il capo dell’ufficio stampa di Palazzo d’Orleans ci apre la porta, chiedendo il nome delle testate. Dopo la risposta, il suo responso: “Telecolor sì, Live Sicilia no”. Dopo lo scambio di battute, i colleghi della tv entrano. Noi restiamo fuori.

Ora, non nutriamo nessun gusto a interpretare il ruolo delle vittime. E crediamo anche di saper distinguere le responsabilità tra chi dà un ordine e chi deve in qualche molto dare seguito a quelle indicazioni. La nostra testata, direi le nostre testate, del resto, hanno sempre sposato l’idea di un giornalismo coraggioso, capace di avvicinarsi il più possibile alla verità (consapevole della difficoltà di questa ricerca). Ma oggi, probabilmente, si è passato il segno. Davanti a più di dieci colleghi siamo stati considerati degli appestati. E come noi, anche tutti i lettori del nostro quotidiano. Più di trentamila al giorno.
Dietro quella porta, invece, c’erano circa dieci colleghi. Che conosciamo personalmente, uno a uno, e sulla cui correttezza professionale siamo pronti a mettere la mano sul fuoco. Proprio per questo, il “trattamento particolare” riservato a Live Sicilia suona come una delegittimazione, una denigrazione, una mancanza di rispetto per il nostro lavoro e soprattutto ci “qualifica” davanti agli occhi degli altri addetti ai lavori come “nemici”. Ma noi, a questa logica delle amicizie e delle inimicizie, oggi, sopratutto oggi, vogliamo sfuggire. Non abbiamo mai considerato un nemico il presidente Lombardo. E non lo faremo nemmeno in una giornata come questa. Lombardo rimane il “nostro” presidente della Regione. Anche se oggi abbiamo due motivi in più, uno molto grave, e uno, in fondo, non così serio, per provare un po’ di imbarazzo.


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