Orlando, la caccia all'uomo | e le contraddizioni dei democratici - Live Sicilia

Orlando, la caccia all’uomo | e le contraddizioni dei democratici

Diverso parere. Palermo 2012
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Si è aperta la caccia all’uomo. Il sangue della contesa elettorale è già tutto in pancia e vuole la sua vittima. Sciami di cavallette impazzite rincorrono l’egoarca che si ricandida. E come si permette? Noi abbiamo il nostro nuovo messia a cui attribuire riti e sacrifici. Ci siamo costruiti il nostro bell’altare dell’esaltazione e del tifo organizzato. Abbiamo cambiato idea, in molti casi, dalla sera alla mattina, oppure da un momento all’altro. E’ bastata una schiacciata di occhio del nostro leader, una telefonata ordine da Roma, un’intervista imbarazzante di qualche capoccia che ha fatto indietro tutta, per mutare opinione.

Due tra i ferrandelliani e borselliani più sfegatati se ne sono dette di tutti i colori su facebook. A un certo punto le loro aree convergono, i sentimenti cambiano colore e direzione e uno dei due fa: “Ma non eravamo amici, noi”? Ora tutte le energie sono canalizzate verso colui che si sta macchiando del peccato originale. E qui siamo alla truppa, ai piccoli partiti, ai movimenti. Che bevono dove trovano l’acqua. Ma è nel Partito Democratico che occorre guardare per capire qualcosa. I leader del PD dicono che questa di Orlando è una candidatura che aiuta il centrodestra. Eppure è una pratica che conoscono molto bene per averla praticata recentemente. Cosa è stata la candidatura alla presidenza della regione nel 2008 se non una grossa mano agli avversari? Un cappotto dalle dimensioni colossali. Da dove sono usciti sorridenti e beati.

I leader del PD, inoltre, affermano che occorre rispettare il risultato delle primarie. Peccato che loro il risultato delle primarie del 2009, quelle con le quali elessero il segretario regionale, lo hanno ribaltato tranquillamente e ripetutamente. I leader del PD, infine, sostengono che occorre rispettare la volontà degli elettori. Gli daremmo pure ragione se non avessero utilizzato i voti dati alla Finocchiaro per entrare nella maggioranza e nel governo regionale. No, visti i loro precedenti, non possono essere questi i motivi che li spingono a criticare il sindaco di una primavera che probabilmente non sboccerà più. Il loro vero problema è che avrebbero voluto da sempre imitarlo e non ci sono mai riusciti. L’hanno fatto sempre per paura. Anche se la motivazione ufficiale è che lui è ingombrante sino all’inverosimile.

Invece sono loro a essere evanescenti. Come quella lista, non so se ricordate, correva l’anno 1990, che si chiamò Insieme per Palermo e fu un flop. Lo avevano sostenuto durante i governi della primavera, in realtà era stato lui ad averli sdoganati. Si chiamavano ancora PCI. Quella lista era pronta per ospitarlo come primo nome e traino. Ma lui se ne andò con la Dc e mise le basi per le due sindacature degli anni novanta. C’erano rimasti male. Durante le due legislature non mancarono le critiche. Orlando di qua, Orlando di là. Ma alla resa dei conti, nel 2001, quando si trattò di proseguire un cammino, non erano più PDS ed erano diventati DS, non ce la fecero a farsi avanti per la poltrona di primo cittadino. Si scantarono. Come sempre. Ed attribuirono al prode Luca questa loro incapacità. Nemmeno dopo i primi cinque anni cammarateschi riuscirono a fare un passo in avanti. La candidata alle primarie da contrapporre all’amico più odiato la andarono a pescare fuori dal partito. Persero loro e dopo perse anche lui. Ora ci risiamo. I maggiorenti del PD, evidentemente poco convinti di quanto stanno facendo alla regione, si sono messi nuovamente dietro il pietrone e mandano avanti un altro. Schema classico. Ora, il punto, al netto di tutte le discussioni e polemiche, è che questa città ha bisogno in prima linea dei veri detentori dell’azione politica per avere qualche speranza di risollevarsi.

Che abbiano il coraggio di metterci la faccia e rischiare. Il professore amante della Germania, con tutte le contraddizioni che il personaggio ha sempre presentato e presenta, l’ha capito. Gli ormai cinquantenni del PD preferiscono, ancora una volta, stare alla finestra e vedere come va a finire nell’arena. Amano rimanere nelle pieghe della cronaca invece di prendere coraggiosamente in mano il bandolo della storia. Forse il 6 e 7 maggio segnerà il tramonto dell’Orlando contro tutti e contro tutto. Ma almeno rimarrà memoria di qualcosa. Chi non ci prova mai, perché si scanta, è condannato all’oblio dei contabili di qualche decina di voti in più o in meno di una domenica di marzo. Il limbo dei ragionieri della politica. Che oltre l’ostacolo non sanno mettere mai il cuore. Ma solo la pancia e la testa.


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