Riecco il "Sinnacollanno" - Live Sicilia

Riecco il “Sinnacollanno”

La discesa in campo
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Decide di sbilanciarsi solo al quarantesimo minuto di una affollata conferenza stampa. “Sono io l’unico candidato a sindaco dell’Italia dei Valori”. In soldoni, “saltato” il tavolo delle primarie, Leoluca Orlando è ufficialmente uno dei prossimi “concorrenti” alla carica di primo cittadino del capolugo. Certo, i distinguo sono tanti. I “se” e i “ma” si sprecano (“se si trova un candidato che ha più consenso di me…”, “se Rita Borsellino decide di abbandonare l’ambiguità…”, “ma ci confronteremo anche con le altre forze che vorranno sostenerci…”), ma l’impressione è che la corsa dell’uomo della “Primavera”, oggi, sia davvero iniziata.

E Orlando ha deciso di correre da solo. “Ma voglio subito precisare – ha detto – che il tavolo delle primarie è saltato da solo. Non lo abbiamo fatto saltare noi”. Già, il tavolo delle primarie. Classico esempio di banchetto con un convitato di pietra: il terzo polo. O meglio, l’Mpa di Lombardo. “Noi siamo sempre stati coerenti. Abbiamo sempre detto che non avremmo mai corso insieme al Terzo polo. E che non avremmo ammesso alcuna allenza con loro nemmeno al ballottaggio”. Proprio su questo punto quindi, a sentire Orlando, si sono arenati i propositi di alleanza col Pd. E la sua corsa a sindaco è diventata qualcosa di più che un’idea: “E’ inutile dirvi che per me, quello di essere un’altra volta il sindaco della mia città sarebbe l’onore, il privilegio più grande. Ma il mio obiettivo non è questo. Tanto è vero che, a differenza di qualcuno, non ho riempito la città con manifesti con la mia faccia. Evidentemente, per qualcuno, non contano i programmi nè con chi allearsi, conta solo diventare sindaco”. E le frecciate vanno dritte a Davide Faraone e soprattutto a Fabrizio Ferrandelli. Quest’ultimo, “non è fuori dal partito, non mi faccio certo condizionare da mille euro spesi in manifesti elettorali”, ma “non è nemmeno il candidato sindaco del partito, visto che – ha precisato Orlando – il consiglio di presidenza dell’Italia dei Valori, al momento, ha indicato solo me”.

Il no al Terzo polo (e quindi anche al Pd…)
Il “tavolo delle primarie”, quindi, è “saltato da solo”, a sentire Orlando. Ma la miccia che ha innescato l’esplosione ha un nome preciso: Terzo polo. Il “marchio” dentro il quale è compreso l’Mpa di Lombardo “con il quale l’Idv non si alleerà mai. Lo abbiamo detto fin dall’inizio. Noi non abbiamo mai cambiato idea, altri invece hanno preferito rimanere nell’ambiguità”. E il riferimento va al Partito democratico “che oggi, però, gliene dò atto, è uscito da questa ambiguità, dimostrando come voglia a tutti i costi mantenere in piedi l’alleanza con un partito il cui leader dialoga con i mafiosi, anche se poi non ‘mantiene le promesse'”. E non solo. “Esponenti del Terzo polo – ha detto Orlando – sono stati assessori di Diego Cammarata. Hanno contribuito, insomma, allo sfacelo di questa città, come può pensare il Pd che noi possiamo correre con loro”. Poi, ecco l’affondo: “Noi non abbiamo rotto col Pd. E’ il Pd che ha rotto con tutti gli altri imponendo questo tipo di alleanza”. Una rottura,  però, che potrebbe aprire a scenari inaspettati: “Palermo, la Sicilia sono sempre stati laboratorio per l’intero Paese. Non escludo, quindi, che la rottura tra Pd e Idv possa realizzarsi anche a livello nazionale”.

L’Idv “balla”da solo?
“No al momento – ha spiegato Orlando – abbiamo deciso di stare da soli. Non  abbiamo divorziato da nessuno, siamo sempre stati single. Ma abbiamo volta di accoppiarci”. E la metafora “sentimentale” torna utile per aprire a quelle forze “che condivideranno con noi idee e programmi. Ci riferiamo ai Verdi, ad esempio, ma anche ai movimenti. Con una speciale ‘avvertenza’: quello dei movimenti non può essere la ‘foglia di fico’ per poi allearsi col Terzo polo. Se qualcuno ha quest’idea lo dica subito, perché in quel caso è inutile dialogare”.
Quindi, facendo le somme, l’Idv corre da solo e Orlando è l’unico candidato dell’Idv. Quindi, in sostanza, Orlando è ufficialmente un candidato sindaco. Anche se lui, indicando Fabio Giambrone e Pippo Russo, vicini a lui, si “nasconde”: “Il candidato potrebbe essere anche uno di loro. Ma non solo, anche qualcuno che non sia dell’Idv, purché sia in grado di poter parlare a un elettorato più ampio di quello compreso nei confini del nostro partito”. Insomma, se qualcuno è in grado di accettare il confronto con Orlando, si faccia avanti.

E Rita?
“Io stimo e ho sempre stimato Rita Borsellino”. Sul tema, Orlando attenua i toni, si dimostra dialogante, nei confronti di una persona “della quale non mi vergognerei, se diventasse il sindaco della mia città. Ma sono certo – aggiunge Orlando – che nemmeno lei si vergognerebbe se il sindaco fossi io. Anche lei però, in un certo senso, dovrebbe uscire dall’ambiguità ed evitare magari certi viaggi a Roma che non servono a molto”. Anche sulla possibile riproposizione di un “caso De Magistris” a Palermo, con la candidatura di Antonio Ingroia, Orlando non si spinge molto in là: “Mi limito a riportare quello che lui ha già espresso: un magistrato non dovrebbe candidarsi nello stesso luogo in cui ha svolto la sua attività di giudice”.
Orlando è pronto. Ci riproverà. Dopo una sconfitta, quattro anni fa, che lui non reputa tale. Storie brutte di presunti brogli e di scatoloni “taroccati” nel chiuso di una sezione elettorale: “Io ho appeso nel mio ufficio la sentenza del Tar che afferma che io ho vinto quelle elezioni col 57% delle preferenze. Un cavillo ha rallentato l’iter che avrebbe portato alla conclusione di questa vicenda. Ora dovremo aspettare un processo penale per dei fatti ininfluenti, in termini di voti, sul risultato finale. Attenderemo”. Nel frattempo, però, Orlando si prepara alla “sfida di ritorno”.


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