Miccoli e il figlio del boss | Adesso ci vuole equilibrio - Live Sicilia

Miccoli e il figlio del boss | Adesso ci vuole equilibrio

Il rapporto con Lauricella
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(R.P.) Mai come in questo caso è utile, anzi doveroso, seguire la cronaca. Con la prudenza dei suoi piccoli passi. C’è la storia che riguarda i rapporti tra Fabrizio Miccoli e il figlio di un latitante arrestato. C’è un’informativa della Dia. Non è il momento per tracciare giudizi. A margine, è bene ricordare i fatti: si tratta, per i dettagli noti, di frequentazioni fra persone incensurate. Stop. Un calciatore ha la responsabilità di chiedere la carta d’identità a coloro che incontra, ai suoi amici, ai suoi conoscenti? Diremmo proprio di no. Non più di altri. Oltretutto, il figlio di un mafioso non deve essere sospettato o chiacchierato per sventurato diritto dinastico. Potrebbe perfino agire da persona perbene. Il codice e il buonsenso distinguono i percorsi di ognuno, con ammirevole raziocinio.

Cosa sappiamo? Stiamo al resoconto dell’agenzia ANSA: “I rapporti tra il capitano del Palermo, Fabrizio Miccoli, e Salvatore Lauricella(in realtà si chiama Mauro, ndr), figlio di Antonino, il latitante palermitano arrestato ieri, sono al centro di un’informativa della Direzione investigativa antimafia al vaglio della Procura palermitana. Miccoli non è indagato ma potrebbe essere sentito nei prossimi giorni dai pm per chiarire i rapporti con il figlio dell’ex latitante. Lauricella, incensurato e titolare di due rivendite di moto, sarebbe stato anche fotografato allo stadio Renzo Barbera assieme al capitano del Palermo con cui avrebbe, secondo la Dia, “frequenti rapporti””.

Dunque, Miccoli non è indagato. Oltretutto – e sia detto in generale – solo la miopia dei nostri tempi, con annessa mancanza di eroi – ha innalzato i calciatori ad araldi dell’etica pubblica e privata. E’ davvero un compito per altre figure. Il calciatore può incontrare chi vuole, comportarsi come vuole, dire ciò che vuole, nel rispetto della legge. Proprio come un privato cittadino. Come me. E come te. Perché tale è. E chi vorrebbe instillare nei professionisti della serie A Tim una furibonda e preventiva capacità di censura a salvaguardia di una siderea illibatezza dei costumi si atteggia a talebano sotto mentite spoglie. E chi titola di torbidume e intrecci pericolosi, allo stato dell’arte, è solo un giornalista in cerca di copie o di clic, con le grinfie posate su una preda bella grossa.

Tuttavia un aspetto va riconosciuto onestamente, come ricorda un lettore. Se al posto di Miccoli ci fosse un politico, un sindaco o un presidente del Consiglio, non staremmo probabilmente a vergare il presente elogio della continenza. E andremmo ben oltre la rappresentanza della morale collettiva che a loro, sì, è demandata. E’ una verità che chiunque può misurare nel silenzio della sua intelligenza. E ci interroga insieme. Interroga voi che leggete e noi che scriviamo.

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