Un rumeno si impicca in cella | E' l'ennesima tragedia in carcere - Live Sicilia

Un rumeno si impicca in cella | E’ l’ennesima tragedia in carcere

Suicidio in cella. Narcis Adrian Manole, un rumeno di 27 anni, è stato trovato cadavere ieri, intorno alle 22, da uno degli agenti della polizia penitenziaria. Impiccato. Era ristretto nel carcere di Petrusa, ad Agrigento. Vani sono stati i tentativi di rianimarlo. Il ragazzo si trovava lì dal primo di settembre, non ha retto alla durezza del regime di detenzione. L’accusa era di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Manole avrebbe tentato di colpire un muratore, nel corso di una lite, per poi scagliarsi contro i carabinieri. Sarebbe dovuto comparire in Tribunale per il processo l’8 ottobre prossimo.

La salma del giovane è stata portata all’obitorio dell’ospedale San Giovanni di Dio dove verrà sottoposta ad ispezione cadaverica. Un gruppo di connazionali del rumeno, appresa la notizia, ha inscenato una protesta contro le forze dell’ordine e il regime carcerario. “Non siamo ancora in grado di stabilire quali le cause che abbiano portato Manole al suicidio”, dice il direttore del carcere di Petrusa, Giuseppe Russo.
“Siamo rammaricati per l’accaduto, in altri casi siamo riusciti ad evitare il peggio – continua il direttore – ma questa volta non è andata bene. Il ragazzo è stato prontamente soccorso ma era ormai troppo tardi per rianimarlo”.

Quando nel 1997 venne inaugurato, fu presentato come una struttura moderna, che poteva accogliere fino al 220 detenuti, con celle singole per criminali altamente pericolosi, completo di docce, cucine e lavanderie, è con un reparto femminile capace di accogliere fino a 30 donne.
Oggi, il carcere Petrusa di Agrigento è quasi arrivato alla soglia record dei 500 ospiti forzati, con una capienza di meno della metà. “É innegabile – aggiunge Russo – che il carcere sia sovraffollato ma non è necessariamente questa la causa di un suicidio. I motivi risiedono soprattutto nella personale elaborazione della privazione della libertà. Io non mi occupo di politica penitenziale ma il problema del sovraffollamento delle carceri attanaglia tutto il sistema nazionale. In questo momento, almeno da noi, non credo ci siano delle soluzioni immediate”.


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