Il teatro dell'assurdo - Live Sicilia

Il teatro dell’assurdo

Il punto sul Palermo
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“Ho affidato la squadra a Mangia, nell’attesa che Delio Rossi si decida e scelga di tornare sulla panchina del Palermo. Come lui, anch’io mi sono preso una ‘pausa di riflessione’ e ho affidato la squadra a Mangia. Se Mangia dovesse guidare la squadra verso un clamoroso successo contro l’Inter, magari continuerà altrimenti io aspetterò Rossi. E così anche i palermitani saranno contenti”. Leggi le ultime dichiarazioni di Maurizio Zamparini, ti stropicci le ciglia e vedi in scena Carmelo Bene, con i suoi gorgheggi, i suoi frizzi e i suoi occhi strabuzzati sulla bocca spalancata ad arte. Qui, qualcuno si è iscritto d’ufficio al teatro dell’assurdo. Forse è Delio Rossi? Chi lo sa? Il “non torno” dell’amatissimo mister cela rovelli di cui solo Zamparini è il confessore discreto? Mai dire mai. Tuttavia, al momento, il nonsenso risiede nella dichiarazione del presidente, battuta al termine di un giorno da cani per i colori rosanero. Per quanto ne sappiamo noi, comuni mortali, Rossi ha già deciso. Non viene a Palermo. Chissà, andrà a Roma, se Luis Enrique – l’asturiano sergente dei marines che tratta Totti come un qualsiasi Palla di lardo – dovesse toppare. Lo aspetterà, presidente? Fino a quando? Mica è uno specchietto per le allodole nel tentativo di placare gli animi?

Intanto, il mercato rosanero appartiene di diritto alle trame più riuscite dell’assurdo a teatro. Chi l’ha ispirato? Quale disegno tattico ha indicato i giocatori da prendere e quelli da lasciare andare? Chi è il mister che ha intrecciato i suoi desideri con la disponibilità della società? Dubitiamo che siano stati Pioli o Mangia, perché il clou degli affari si è concretizzato nell’interregno tra l’uno e l’altro. I fili li ha tirati Zamparini, il vero tecnico ombra del Palermo Calcio. E se l’allenatore col patentino – lo sciagurato di turno in panchina – si oppone ai diktat, è meglio che prepari le valigie in fretta. E’ meglio che le prepari anche se non si oppone. Pioli l’ha imparato a sue spese: la condiscendenza con Zampa non paga. Se ci litighi – per uno dei tanti controsensi caratteriali del patron friulano – duri un attimo in più.

Mettere in mezzo la parola “progetto”, per come stiamo, sarebbe un insulto all’intelligenza dei lettori e dei tifosi che hanno ragione nel sentirsi spaesati, traditi, avviliti e perfino umiliati. Il calcio è una cosa seria, specialmente in lande desolate, povere di sostanza e di ricchezza. Non c’è che il pallone per sollevare le ali di quell’oca stramazzata che è la città di Palermo. Speriamo che nessuno sia costretto a scriverlo al passato. Speriamo di non dovere leggere: non c’era che il pallone…


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