Riciclaggio, spuntano | alcuni funzionari del Bds - Live Sicilia

Riciclaggio, spuntano | alcuni funzionari del Bds

LE CARTE. Citati anche Mancuso e Profumo
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Una colossale operazione di riciclaggio che vede coinvolti personaggi legati alla ‘Ndrangheta calabrese e alcuni siciliani, stava per passare attraverso i canali del Banco di Sicilia. E’ quanto emerge dall’operazione “Re Artù”, condotta dalla guardia di finanza con il coordinamento della procura antimafia di Reggio Calabria. E se l’istituto di credito siciliano, una volta inteso il coinvolgimento di personaggi malavitosi, ha interrotto subito le trattative, alcuni suoi funzionari di primo livello hanno continuato a collaborare con il gruppo per procedere all’incasso del titolo di credito.

Il gruppo, infatti, aveva tentato diverse strade per monetizzare il titolo di credito emesso da Credit Suisse nel lontano 1961, del e “fra l’elevato numero di tentativi di collocazione del certificato di deposito – scrive il gip di Reggio Calabria – l’indagine ha permesso di accertare l’elevato livello di avanzamento raggiunto dalla trattativa intrattenuta dagli associati con il Banco di Sicilia, sede di Palermo, grazie all’interessamento del responsabile della Direzione Crediti del Banco di Sicilia S.p.a. dott. Ignazio Coniglio, detto Piero, e, in misura minore, del responsabile dell’area Sicilia di Unicredit Private Banking Spa., dott. Vincenzo Tomminello”.

Tutto avviene negli ultimi mesi del 2009. Il 28 settembre si presentano al Banco di Sicilia, Nicola Galati e Rocco Ursino, “sponsorizzati” da Antonino Giuffrè e da Nino Drago, direttore regionale all’assessorato Agricoltura. I due, parlando con Piero Coniglio, comunicavano che di lì a poco sarebbero giunte due persone a Reggio con l’originale del titolo di credito. Ma ci sarebbe stato un incidente d’auto e per questa ragione l’appuntamento è slittato al 5 ottobre seguente. In realtà, sottolineano gli inquirenti, era avvenuto qualcos’altro: i due personaggi in viaggio da Reggio a Palermo avevano subito il sequestro del titolo da parte della guardia di finanza. Ciò nonostante il 5 ottobre l’appuntamento è stato comunque onorato e nell’ufficio di Vincenzo Tomminello si sono presentati Galati e Ursino, accompagnati da Giuffrè e Drago. In quell’occasione Nicola Galati, l’intestatario del titolo, non consegnava l’originale del certificato, ma un fotocopia autenticata da un notaio di Modena.

La storia continua il 9 ottobre, quando Galati si presenta da Coniglio mostrando il certificato in originale, che in realtà era stato sequestrato dalla fiamme gialle, e chiedendo di depositarlo in una cassetta di sicurezza della banca. Il 20 ottobre alla banca viene trasmessa copia di un decreto di dissequestro, apparentemente emesso dalla procura della Repubblica di Palmi. Un falso. E il Banco di Sicilia aveva capito che qualcosa nell’affare non funzionava, tanto da recedere ufficialmente da qualsiasi trattativa. Quindi sia Coniglio che Tomminello rendevano noto a Galati di non accettare il mandato e presentavano – in linea con al presa di distanza dell’istituto bancario – un esposto alla procura della Repubblica di Palermo.

Ma, scrive il gip di Reggio, “la disponibilità del Coniglio a proseguire nell’affare in modo riservato e venire incontro ai possessori del certificato di deposito non veniva, tuttavia, meno, ed egli, come si è anticipato, li metteva in contatto con il dott. Marco Massinelli, ritenuto uno dei massimi esperti finanziari e bancari operanti in Europa, che, di conseguenza, si era, pure, occupato di accertare la veridicità del titolo”. Massinelli, secondo l’informativa delle fiamme gialle, è vicepresidente del Banco di Sicilia, controllato dalla banca Unicredit, Commissario Liquidatore dell’Eas, Ente Acquedotti Siciliani, Presidente del Progetto Aeroporto di Trapani, Consigliere per conto del presidente della Regione Siciliana del progetto “Aeroporto di Agrigento”, Consigliere per conto della Regione Siciliana in Capitalia, oltre a rivestire ulteriori cariche. Massinelli, così, viene sentito per sommarie informazioni e dichiara di essere entrato in rapporti con Drago Antonino, Angelo Andrea, Sposato Giuseppe e Dattilo Vincenzo, in quanto interessati ad essere assistiti nelle operazioni di monetizzazione del certificato di deposito per beneficiare dello scudo fiscale. Ha raccontato di essere stato coinvolto da Coniglio il 13 novembre, tre giorni dopo il diniego ufficiale del Banco di Sicilia.

Secondo la sua ricostruzione,  dopo aver discusso telefonicamente con Coniglio, si erano presentati nel suo ufficio Antonino Drago, Nicola Galati, Giuseppe Sposato e Vincenzo Dattilo con l’originale del titolo di credito e il decreto di dissequestro, due falsi. Un secondo incontro sarebbe avvenuto il 24 novembre ma Massinelli aveva chiesto tempo per approfondire la questione. Fin dal primo incontro, infatti, il dirigente bancario aveva interessato una collega romana che gli aveva evidenziato articoli di stampa riguardanti la vicenda con l’avvertimento della delicatezza della questione, visto che pareva esserci di mezzo la ‘ndrangheta, con il consiglio di abbandonare l’affare o, in alternativa, effettuare approfonditi accertamenti.

Ma nell’informativa della guardia di finanza che ha dato vita all’operazione “Re Artù” sono citati anche l’ex presidente del Banco di Sicilia e anche l’allora amministratore delegato, Alessandro Profumo. All’interno dell’istituto, sottolineano le fiamme gialle, vigeva l’utilizzo di un linguaggio in codice che ne segnalava l’importanza, “appare chiaro dalla comunicazione che accertamenti di una certa pregnanza erano stati già compiuti e che l’interesse si estendeva ai vertici del Banco di Sicilia-Unicredit”.

C’è una conversazione del 3 dicembre 2009 che vede protagonisti Massinelli e Salvatore Mancuso.
Massinelli: Volevo rassenerarla su una cosa: vicenda Artu’. Oggi ho avuto un ulteriore riscontro: l’attestazione di veridicità del …
Presidente Mancuso: del titolo
Massinelli: è stata fatta post verifica vera, cioè…
Presidente Mancuso: con la banca, con la banca
Massinelli: è stata una verifica reale sulla veridicità del titolo.
Presidente Mancuso: loro, lì…è stato contattato da un avvocato per fare una transazione, mi avevi detto, no?
Massinelli: era stato contattato da alcuni avvocati che gli avevano proposto delle transazioni.
Presidente Mancuso: e questi avvocati lui li conosce, evidentemente…
Massinelli: si, ci possiamo fare dire i nominativi.
Presidente Mancuso: Li ha incontrati e quindi li conosce, no?
Massinelli: Si , hanno fatto degli incontri fisici
Presidente Mancuso: Va Bene
Massinelli: Va bene?
Presidente Mancuso: Ciao.

E tra i soggetti che erano stati interessati alla vicenda – si legge nell’ordinanza – vi sarebbe stato anche l’allora amministratore delegato del gruppo Unicredit, Alessandro Profumo, “per come emerso dalle conversazioni intercettate, il quale aveva pure manifestato interesse per il titolo proposto, il che fa ritenere che avesse effettuato accertamenti sulla sua veridicità e lo avesse ritenuto attendibile”. “Ne consegue anche la dimostrata capacità dal gruppo interessato alla negoziazione di muoversi ai più alti di livelli finanziari ove soltanto titoli di tale natura e importo avrebbero potuto essere collocati, ricevendo accoglienza e credibilità” conclude il gip.


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