Caro Pd, dammi tre parole | Passione, libertà, tradimento - Live Sicilia

Caro Pd, dammi tre parole | Passione, libertà, tradimento

Mila Spicola è una persona importante nel Pd e non solo perché è stata citata da Veltroni in una intervista. E' importante perché pensa e rivendica il diritto a pensare. Le abbiamo chiesto di scrivere una lettera al suo partito piena di pensieri. Eccola qua.
La lettera della militante
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Per una volta mi lasciano un tema da svolgere, a me, professoressa, e non viceversa. Il titolo è composto da tre parole: Passione, servitù, tradimento. Argomento: il Pd, – secondo la voce critica di coloro che non hanno apprezzato le ultime scelte del gruppo dirigente – ha tradito la passione dei suoi elettori con un’intesa che molti hanno reputato innaturale. Ha fatto la figura del servo sciocco. E ora passa come pugnalatore alle spalle, visto che formalmente nulla è cambiato. E Bersani sembra che si sia svegliato ieri mattina e solo ieri abbia letto la rassegna stampa degli ultimi due anni.

Se devo mettermi una penna rossa in mano mi vien da dire: la risposta ve la siete già data e allora che volete? Cosa commento a fare? In realtà è tutto da rivedere. Presupposti, prospettive e contesti. Io ragiono e penso da un altro contesto. E dunque inizio dalla parola “Passione”. La passione che conduce all’impegno politico e a quello che per molti di noi è stato ed è il progetto del PD. Un progetto nato per saziare l’esigenza di politiche (cioè i problemi concreti della gente) non tanto di Politica (che riguarda sempre di più posizionamenti strategici di singoli esponenti). Politiche intese come studio ed esame dei problemi nei vari ambiti sociali (e a voglia se ne abbiamo), ascolto delle persone, conoscenza approfondita della loro prospettiva e ricerca successiva di una soluzione che disegni non dei miglioramenti per parti, ma miglioramenti in vista di un disegno complessivo in cui tutti andiamo avanti. Ecco: se migliori tu, miglioro anche io. E’ un po’ quello che diceva don Milani, la politica è una cosa che si fa insieme per star meglio insieme non da soli. Questo è stato il PD per me. Le politiche. E questo è scritto nello Statuto del PD. Andatevelo a guardare nel sito del PD siciliano: è bellissimo e mi commuovo e mi entusiasmo quando lo leggo, parola dopo parola. Dobbiamo farlo insieme, di costruire le politiche, e a tutti deve essere data la possibilità di farlo, liberamente e al meglio. Così come sancisce la Costituzione nell’art. 47, qello che parla dei partiti. Non sempre accade, diciamolo. Spesso si sceglie il mediocre, quello che non “da problemi”, quello che non “offusca”, non il meglio e spesso la macchina del fango parte là dove si vede qualità. La si taccia di “protagonismo”.

Posso uscir fuor di metafora e schierarmi? Mi riferisco a Davide Faraone. E a tanti altri. Detesto chi parla male genericamente e fuori luogo dei partiti. Sono un istituzione democratica e costituzionale e sarebbe l’ora di finirla di offenderli, con le parole, per chi ne è fuori, o con azioni non sincere e libere, per chi vi agisce dentro.

E allora vien fuori la seconda parola: “Servitù”. E anche la seconda citazione, Don Sturzo: siate liberi tra i liberi. E’ possibile chiederlo oggi a un partito: non mi riferisco solo al mio, ma a tutti? La possibilità di essere liberi tra i liberi? E non di essere allineati solo nel binario di una corrente o area o “sensibilità” e da lì non uscirne? Di essere una “quota” (quota di corrente, quota donne, quota giovani) e non una testa pensante? Perché è un meccanismo incomprensibile per chi vive una vita “normale”: ne viene schiacciato, se ne allontana (bella cosa in un partito allontanar la gente per progressiva esclusione invece di affannarsi a includerla..). E se non lo fa, perché spinto da passione vera, passione sociale, passione collettiva, tale parcellizzazione dell’agire, lo vive malissimo. Per quel che mi riguarda vorrei essere vicina a tutti quelli di cui mi convince un pensiero, un progetto, un contenuto. E non sentirmi strumentale o funzionale. Essere strumento e funzione di cambiamento sociale. Ripeto: chi non entra nella logica scappa. Perché il mondo e la vita vanno altrove: perché il mondo e la vita chiedono a quel punto altrove. Se la politica, i partiti non lo capiscono è altrove che la gente andrà. E’ possibile superare la crisi di rappresentatività attuale dei partiti? Perché di questo stiamo parlando. Certo può rappresentare, un partito oggi, un bisogno singolo, legare a sé masse di gente per estremo o generico bisogno: ma è politica di clientela quella e il PD l’ha sempre condannata. Cerchiamo di volare alto, ma proprio alto, se ci riusciamo. Bisognerebbe rappresentare istanze più che persone. Disegnare direzioni comuni e a lungo termine, non parziali e per l’adesso. Cosa rappresentano i partiti se si va avanti per cooptazioni, per deleghe, per ratifiche per silenzi opportuni e si viene eliminati per disallineamenti o espressioni di autonomia di pensiero?

Non è l’elogio dell’anarchia o dell’individualismo, ma del contributo reale e al meglio da parte di tutti. Non si può sempre uscirsene con l’accusa di “remar contro la ditta” o “contro il partito” quando si esprime un ‘opinione legittima, un tentativo di azione, o anche una critica, pur essa legittima e la si esprime non allineandosi. Purtroppo accade.

E siamo alla terza parola: “Tradimento”. Perché la manifestazione di pensiero autonomo e di riflessione legittima è indice di intelligenza e di vitalità in altri paesi meno atrofizzati del nostro. Non una pena da scontare ad ogni piè sospinto, non un tradimento. Ed è uno dei motivi dell’atrofizzazione delle idee. Si, lo so: chi mi ha chiesto il tema voleva che io parlassi nello specifico, di Lombardo, dell’appoggio, di Bersani, del sì o del no. Dell’elettore tradito.

Posso permettermi di dire che non ne sono capace? Perché mi si sta chiedendo di parlar di Politica, quando l’urgenza sono le “politiche”? Capito? Le politiche. Il lavoro che non c’è. La scuola distrutta. L’ambiente in pericolo. Non è qualunquismo. E’ quello che sento ogni giorno nelle famiglie dei miei alunni. E in quell’ordine. Lavoro, scuola, munnizza. Non tanto il tradire o non tradire l’elettorato. Si sente tradito nella trascuratezza delle urgenze. Non tanto nelle alleanze. Quello sì, certo. Ma è conversazione borghese da salotto del centro o da intellettuale p da politico. Nelle praterie delle periferie che vivo e che conosco sono altre le discussioni, è bene dircelo.

Io voglio nel mio partito, e spero di averlo fatto e di continuare a farlo, continuare ad adottare la strategia della massaia. Stare in cucina a rigovernar una casa mandata in malora da anni di malgoverno, questa casa è la Sicilia. Piuttosto che mettermi in salotto a conversare. Si lo so: serve questo e serve quello. Ma se non c’è qualcuno in cucina non si mangia. Il tradimento in questo istante è la fame della Sicilia: il 65% delle famiglie è sotto la soglia di povertà. Tre giovani su quattro sono senza lavoro. Questa è l’etica politica: disegnare il futuro di questa gente. Un futuro da sogno e non da purgatorio o da clientelismo. E disegnarlo per il loro bene, non per il bene di un partito, o peggio, per il bene di un esponente politico. Ripensare al meglio l’ingranaggio della macchina amministrativa. Eccola la vera rivoluzione.

E allora è quello che mi chiedo e che chiedo: posto che la pregiudiziale antimafia ci obbliga di prendere posizione subito e di tirarsi fuori subito, perché l’etica di un partito deve disegnarsi anche al di là dei tribunali legali, questo governo tecnico di Lombardo sarà pure un governo pieno di personaggi limpidi e validi…eppure pochissime azioni sono state intraprese. Mi si dice solo due leggi in 9 mesi…Per questo l’ho votato alla prima ora e l’ho osteggiato a un certo punto. Perché abbiamo promesso buona politica e così non è stato nei fatti. Questo è il vero tradimento. Poche azioni reali, concrete e tangibili: è la richiesta. La risposta latita. Accusatemi di eccessiva concretezza semmai. Le riforme sono sulla carta e ancora non vedono attuazione. Il blocco degli ATO genera nei comuni il caos e i nostri amministratori ne pagano le spese, oltre che i cittadini: questa è la realtà della riforma dei rifiuti. Comunque una riforma che non va nel verso dell’innovazione, del nuovo. Non sono stati chiamati i migliori in ogni settore, dai luoghi dove i problemi sono stati risolti per vedere di dare il meglio. Se parlo a chi l’ha scritta, di “digestione anaerobica”o di “tritura rifiuti sottolavello” mi guardano malissimo.

E lo stesso per il settore energetico: ingabbiato in una burocratizzazione che offre il fianco al peggio, come s’è visto con l’affaire Vitrano. Chi parla di piano energetico e ambientale regionale? Eppure con un piano energetico globale, differenziato, all’avanguardia e strutturato potrebbe ridisegnarsi il futuro sociale , economico e culturale dell’intera isola. In quanti appassionati della diatriba lombardiana lo capiscono questo?

E finisco con la scuola. Che cosa stiamo proponendo? Che cosa ai nostri figli e al nostro futuro? Una metà delle spese regionali per l’istruzione se ne va in affitti. Di edifici malsani, vecchi e non a norma. Spendiamo più della Lombardia per avere il peggior risultato scolastico dei ragazzi e il maggior numero di docenti precari. E cosa abbiamo offerto noi del PD? Un progetto per le scuole aperte il pomeriggio mi si dice. Erano 600 le scuole destinatarie, di queste solo in 150 hanno presentato richiesta a fronte di migliaia di istituti scolastici. Dov’è la svolta? Nessuna svolta. Anche qui: nessun disegno ampio, nessuna innovazione, nessuna qualità dell’idea. In cosa siamo innovativi rispetto al sistema cuffariano che abbiamo combattuto e sconfitto? Nei contenuti? No. Nelle prospettive? Non mi pare.

Tradimento. Appunto. E allora: val la pena fermarsi, tu elettore e siciliano, ad analizzare il chi e il perché Lombardo, se prima non si richiede alla politica, in maniera adulta e consapevole, che si torni a fare una Politica di Politiche.
Questo si deve pretendere dal PD per abbattere lo spettro del 61 a 0. Idee nuove, idee migliori e portate avanti dai cervelli migliori. Perché la sfida è ardua e terribile. Questo è il tema da introdurre sul sistema dei media. Non solo la disputa tra questo e quel leader. E intanto viaggiano mediocri proposte per cervelli mediocri: perché i siciliani la amano la qualità e la riconoscono. Arriverebbero i ragazzi in massa nei partiti se così fosse: i migliori e i liberi, quelli che latitano e che vomitano appena vedono un politico.

Appena sentono che vince il sotterfugio, il piegamento, il mettersi in fila o il secondo fine. Non è vero che in Sicilia “si vince con la clientela” e dunque bisogna fare i conti con questa piaga d’Egitto: è che non c’è il meglio. Per cambiarla nei fatti la nostra terra occorre un coraggio collettivo e solo gli elettori posso pretenderlo. Insieme. Pretendendo i migliori nei posti che meritano e non sempre accomodando e abbozzando per un piatto di lenticchie. Io non mi accontento: né per me, né per i miei ragazzi. Offesi dal disinteresse che li costringe a stare come polli in classi affollate e ammuffite. Perché la partita scuola si combatte anche con la contrattazione Stato Regione e la Sicilia latita in quest’ambito. Non si capirebbe perché i posti in ruolo nella scuola siano 125 in Sicilia e più di 2000 in Lombardia nel 2011 a fronte di un maggior numero di scuole e di precari. Ecco cosa sarebbe il tradimento: accontentarsi. So che è anche la vera rivoluzione chiesta oggi ai ragazzi: non accontentatevi. Tradimento è persino distrarsi.

Penso che costruire un partito sano e libero, che accolga e non escluda, dove tutti siano utili e anche indispensabili, sia la vera sfida che l’elettore deve chiedere al PD. Non la lotteria continua di questa o quell’alleanza. Di questo o quell’appoggio (anche se ho le mie idee in proposito). E lo dico anche all’elettore più “colto” o “consapevole”, di ragionare non col proprio ombelico, cosa che fa da qualche lustro, concentrandosi sulle strategie, astraendosi sempre di più dalla realtà che altri invece razzolano tranquillamente, in primis Berlusconi, ragionare con la fame di quel 65% di famiglie povere che chiedono soluzioni e dunque, lo ripeto: concentrarsi sulle politiche di soluzione reale dei problemi. Soluzione di qualità, aggiungo. Finalmente ne azzeccherebbe una: trovare l’ identità del partito che vota. Perché un partito di sinistra e democratico ha l’identità dei problemi che deve risolvere, e la qualità della risposta a quei problemi, non altre. E l’agenda dei problemi del popolo – suona strano? La parola popolo? – la stabilisce il popolo medesimo. Il PD non ha avuto identità perché non ha avuto un popolo in Sicilia. Non finora.

Mila Spicola

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