La confessione di Diego Cammarata - Live Sicilia

La confessione di Diego Cammarata

L'intervista
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2 min di lettura

(RP) Non sono abituato a sbattere il microfono in testa alle persone che intervisto. Sono persone. Né credo al dogma delle domande aggressive, con l’occhio truce e la favella beffarda. Mi piacciono di più gli interlocutori rilassati che si lasciano scappare verità che altrimenti resterebbero sotto la cenere di un guardingo silenzio. Nella video-chiacchierata col sindaco di Palermo abbiamo ascoltato una confessione per certi versi clamorosa. Diego Cammarata si è dato buoni voti come amministratore, una valutazione che non condividiamo e che abbiamo espresso più volte. E, soprattutto, ha ammesso di essersi  comportato da semplice gestore dell’esistente, da ragioniere del condomino, più che da rappresentante delle istanze e dei sogni di una comunità. Ci sono stati tagli. Le forbici di Roma hanno scempiato il volto di Palermo e non solo. Diego ha preso atto. Ha tentato di fare quadrare i conti col poco che c’era. Non ha messo in campo nessun sostanziale gesto di ribellione nei confronti del governo amico. Appunto, ha preso atto anche del dolore e dei problemi della città in disgrazia. Un testimone oculare.

Al di là delle critiche sulla qualità delle azioni compiute, ci pare di potere dire di avere colto nel segno. Di avere circondato con un circoletto rosso il nodo dolente del problema. Capiamo le esigenze di una esatta trama contabile. Ma un sindaco importante non può limitarsi all’altalena delle somme e delle sottrazioni, pur tanto necessaria. Deve esercitare uno sforzo di fantasia in più. Deve farsi garante e condottiero del malessere del suo popolo. Deve, se occorre, scendere in piazza, sganciandosi dalla sicurezza del Palazzo, per ormeggiare il suo piede su un territorio più infido. Palermo ha conosciuto i due estremi. C’è stata la demagogia al potere, sfavillante, perfino positiva per un tratto, e non duratura. Poi è caduta una coltre di grigiore che ha reso luoghi e cittadini ingovernabili. Avremo mai un vero sindaco?
Condividiamo, invece, le critiche di Cammarata sull’opposizione e le estendiamo alla maggioranza. A raccontarla nel suo insieme, Palermo subisce l’onta di una classe politica impreparata, corrotta e incapace. E non è colpa del sindaco.


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