La parte lesa - Live Sicilia

La parte lesa

Storia di Karima e della Sicilia
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3 min di lettura

Secondo quanto sappiamo, Karima El Mahroug, in arte Ruby – ragazza con un passato siciliano – è “persona offesa nel procedimento in relazione al reato di prostituzione minorile”.  E’ una notizia su cui riflettere, perché attiene alla dignità della donna e della persona celebrata domenica scorsa con una grande manifestazione civile. Era minorenne, Karima, all’epoca dei fatti noti. Ha subito un torto.
Lo capiamo, è un concetto che si presta ad ammiccamenti divertiti e pecorecci nel Paese dei maschi che hanno commentato le performances visibili di Ruby, immaginando quelle invisibili. L’esclamazione è nota: minorenne quella? Quella con i seni al vento. Quella con le labbra tumide. Quella bambina che ha costruito con sveltezza, come un’armatura, un corpo di femmina a coprire le miserie e il dolore della sua infanzia.

Diciassette anni. E’ l’eta, secondo la legge, che si avvicina alla piena responsabilità, senza varcarne la soglia. Che importa un anno in più o in meno, dicono i Galli Italici, se una Ruby si presenta discinta e disponibile al primo padrone che agiti il guinzaglio? Non l’ha fatto di sua volontà, forse? Non c’è libero arbitrio nella scelta delle catene? L’evidenza ci conduce verso giudizi sommari e facili. Ed è vero – colleghi maschi – che siamo convinti dell’assunto: le donne – mamma e moglie a parte – sono tutte un po’ puttane. Anzi, buttane. Il cambio di consonante in Sicilia è ancora più esplicito. Ci hanno instillato la lezione da piccoli. E l’abbiamo appresa in fretta. Impararla a memoria è il succo, è l’ordalia che conduce alla perfetta mascolinità sicula. Ci hanno detto di guardare il culo delle donne, non il cuore. Quando invece sarebbe meglio amarli tutti e due, come insegna il professor Vecchioni. Per chi scrive, una donna comincia sempre dagli occhi: ho avuto genitori irrecuperabili.

Ma torniamo a Ruby e ai suoi diciassette anni, L’età conta. I diciotto anni sono la consapevolezza della soglia, dello Stige che si varca da un giorno all’altro. E’ lì la differenza, nelle ore che ti portano dall’adolescenza alla maturità. E’ un rito iniziatico che abbiamo sperimentato tutti. E accade di colpo. Nella nostra percezione, prima che nel dettato della legge, diciassette e diciotto anni non sono mai la stessa storia. A diciassette anni, una piccola donna è difesa dalla norma, se non sa cavarsela da sola con i lupi cattivi nel bosco. Non è un fatto burocratico che nulla cambia. E’ il percorso del legislatore che protegge un cammino con le sue tappe, avendo cura dei corpi e delle concezione che una persona ha di sé. Poi, allo scoccare della mezzanotte, c’è la libertà singola e assoluta. Alcuni ci arrivano con un bagaglio di responsabilità, altri no. A mezzanotte scade l’incantesimo che ci ha reso bambini. La carrozza diventa zucca.

Ecco perché Ruby – secondo l’accusa – è parte offesa e lesa. Perché è stata prostituita in un contesto particolarmente odioso, nei suoi passi in divenire, nel corso di una vicenda che l’ha cambiata per sempre, in un rapporto che non è stato di scelta, ma, psicologicamente, di sottomissione. Ed è parte lesa nel suo animo di minuscola creatura, in ciò che le è rimasto, nel cuore sotto il seno da maggiorata. E tanto più grave è la lesione, l’ustione, in una ragazza che non sa nemmeno di averla contratta, perché continua a chiamare la sua sciagura col titolo di fortuna. Non c’entra la morale dei puritani. C’entra la biografia di una vittima e dei suoi diversi carnefici, secondo le ipotesi dell’accusa.
Ruby, parte lesa e dolente, come è scritta nel destino. Talmente tanto fuori di sé da avere dimenticato il suo suono originale, da avere assunto il nomignolo d’arte delle catene e degli schiavi. Si chiama Karima. Pronunciate il vero nome di Ruby, a bassa voce. Non ricorda la bellezza? Non ricorda la risacca delle onde del mare?

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