Mafia, operazione con ventuno arresti | Anche le donne ritiravano il pizzo - Live Sicilia

Mafia, operazione con ventuno arresti | Anche le donne ritiravano il pizzo

Blitz dei carabinieri nel Catanese
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I carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito dei fermi nei confronti di 21 presunti appartenenti al clan Morabito-Rapisarda di Paternò, legato alla ‘famiglia’ Laudani di Cosa nostra. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi ci sono due presunti esponenti di spicco dell’organizzazione: il capo storico della cosca, Vincenzo Murabito, noto come ‘Enzo Lima’, e Salvatore Rapisarda, indicato come il referente di zona del gruppo Laudani.

I fermi sono stati emessi dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Catania e ipotizzano, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsioni a imprenditori e commercianti, traffico di stupefacenti e rapine, con l’aggravante della disponibilità di armi e di materiale esplodente. Analoghe accuse sono contestate a due indagati della stessa organizzazione, già detenuti per altra causa, per i quali è stata chiesta al Gip l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare.

Donne che non svolgevano il ruolo solo di collegamento all’interno del clan ma anche di esattrici del ‘pizzo’, che si facevano accompagnare da giovani ‘rampolli’ del clan quando ritiravano la tangente. E’ uno dei dati emersi dall’inchiesta ‘Baraonda’ della Dda della Procura di Catania culminata con il fermo di 21 presunti appartenenti alla cosca Morabito-Rapisarda di Paternò, legato a Cosa nostra, eseguito da carabinieri del comando provinciale etneo. Tra i destinatari del provvedimento ci sono anche il capo storico della cosca, Vincenzo Morabito, e Salvatore Rapisarda, indicato come il referente di zona del gruppo Laudani. I due erano stati scarcerati da meno di due anni, ma erano tenuti sotto controllo da carabinieri della locale compagnia che hanno eseguito intercettazioni ambientali e telefoniche. Indagini che hanno permesso di scoprire il presunto ruolo importante all’ interno del clan anche della moglie di Morabito, Rosaria Arena, che è tra i fermati. Come altre due donne, Lucia Immacolata Marici e Giuseppina Puglisi, che la Procura ritiene inserite nella cosca. Il gruppo è accusato di gestire in maniera estesa a Paternò il racket delle estorsioni, il traffico di droga e il cosiddetto cavallo di ritorno (il pagamento di una tangente per la restituzione di un’auto o una moto rubate), grazie a una rete ramificata e radicata nel territorio. Il ‘pizzo’, secondo l’ accusa, era chiesto e ottenuto senza bisogno di grosse sollecitazioni perché, hanno spiegato i magistrati della Dda di Catania, bastava il nome della cosca a intimidire. Le vittime, decine di imprenditori e commercianti, non hanno collaborato alle indagini dei militari dell’Arma che hanno accertato come venissero taglieggiate secondo il loro livello di capacità economica, anche con il prelievo di merce in cambio dei soldi. Tecnica quest’ultima utilizzata soprattutto alla vigilia di grandi feste, come Natale e Capodanno.

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