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Comune, serata di follia: | “Siamo stati minacciati”

I precari a Palazzo. Le reazioni
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“Siamo una città a democrazia controllata, senza libertà di espressione. Non è possibile che dei funzionari pubblici vengano sequestrati da venti persone e costretti a firmare una delibera che è una vera e propria porcheria e che va contro quanto detto dal ragioniere generale, che ha già dato parere negativo all’atto”. Così Davide Faraone, consigliere comunale del Pd e membro della prima Commissione affari costituzionali, commenta a Livesicilia il blitz di una ventina di dipendenti della Gesip che ieri, intorno alle 19, hanno fatto incursione nella sala del presidente del consiglio comunale, Alberto Campagna, dove erano riuniti i componenti della commissione per discutere l’approvazione dell’atto che autorizza l’utilizzo dei fondi del Cipe (circa 20 milioni di euro), da destinare alle aziende partecipate.

I lavoratori hanno intimato ai consiglieri di votare la delibera senza indugi. Dopo l’intervento della Digos, che ha riportato la calma in Comune, il documento è stato approvato in serata. “E’ un fatto di una gravità inaudita” – continua Faraone – “Inoltre, chi ha firmato l’atto adesso corre il rischio di essere indagato dalla Corte di conti per danno erariale, visto che sono state date risorse finanziarie ad una società che perde ogni mese 800 mila euro. E’ una situazione intollerabile. Non c’è un governo della città. Se passa il principio che le intimidazioni siano il metodo per ottenere quello che si vuole faranno tutti così”. Secondo il consigliere del Pd, l’approvazione della delibera non salverà i conti della municipalizzata. “Quella della Gesip è una situazione destinata ad esplodere. In questo modo non si è risolto il problema, si è solo allontanato per qualche mese il rischio di fallimento della società. Il fatto è che Cammarata sta cercando di non fare scoppiare il caso mentre è ancora in carica come sindaco, per questo prende tempo”.

Che si sia cercato di mettere una pezza per tappare momentaneamente il buco lo pensa anche Filippo Fraccone, presidente della prima commissione, in quota Mpa. “Il problema non si risolverà con lo stanziamento di questi fondi – spiega a Livesicilia – Non si tratta di fondi strutturali, quelli del Cipe sono capitali di emergenza, tra un anno ci ritroveremo nella stessa situazione. Cammarata lascerà in eredità al prossimo sindaco una situazione gravissima. Per adesso quello che interessa al sindaco è non fare scoppiare la bomba mentre è ancora in carica”.
Fraccone, presente durante la votazione di ieri sera, dà la sua versione dei fatti. “Eravamo riuniti nella sala del presidente Campagna, alcuni lavoratori sono entrati gridando e chiedendo garanzie sul pagamento dei loro stipendi – racconta – Non si può dire che siamo stati obbligati, perché la delibera sarebbe stata approvata comunque, però di sicuro siamo stati influenzati dal blitz. C’era chi minacciava di picchiare i consiglieri, chi diceva che si sarebbe suicidato. Questa storia va avanti da tre anni e mezzo, non è una novità. C’è stato un forte senso di responsabilità da parte di noi consiglieri di opposizione. La maggioranza, con i suoi 13 deputati, non aveva il numero legale per farla passare. Noi abbiamo fatto sì che si raggiungesse quota 26 consiglieri, non per fare un favore al sindaco Cammarata e alla sua giunta, ma solo per senso di responsabilità nei confronti di circa 20 mila lavoratori delle municipalizzate, perché non ci sarebbero stati altrimenti i fondi per pagare i loro stipendi. Personalmente mi sono astenuto durante la votazione, perché è una delibera controversa e anch’io, come Faraone, credo che interverrà la Corte dei conti, ma era importante intanto sbloccare i fondi e pagare lo stipendio a queste persone”.

“Quello che però io penso – conclude – è che quelle persone ieri siano state mandate da qualcuno, da qualche consigliere che voleva arrivare ad un’approvazione veloce della delibera”.
Ipotesi che però viene smentita dai sindacalisti della Gesip. “Non c’è stata nessuna spinta politica dietro l’atto di ieri” – spiega a Livesicilia Gianluca Colombino, segretario confederale di Cisal – La vicenda di ieri, per quanto deprecabile, è una conseguenza dell’irresponsabilità del consiglio comunale e della giunta che va avanti da tempo. Non c’è la volontà politica di risolvere una volta per tutte il problema, c’è chi strumentalizza la questione a fini propagandistici, sia nella maggioranza che nell’opposizione”.
“Il problema della Gesip è che nasce come ammortizzatore sociale per la stabilizzazione di 1.500 precari, poi è stata usata come bacino di voti in campagna elettorale – continua il sindacalista- Sono stati assunti centinaia di lavoratori, senza che si adeguasse mai il contratto di servizio, che dopo anni è ancora fermo a 58 milioni di euro, a fronte delle assunzioni che sono state fatte in modo sconsiderato. Credo che se non si fosse approvata la delibera ieri saremmo andati incontro ad una tragedia sociale. Non penso che il problema si sia risolto, si ripresenterà appena finiranno i fondi del Cipe. L’unico modo per salvare la Gesip una volta per tutte sarebbe chiedere un provvedimento una tantum al governo nazionale, con un incentivo all’esodo, un accompagnamento alla pensione per i circa mille dipendenti che ne abbiano i requisiti. Basterebbero 30 milioni di euro, ma sarebbe un provvedimento una tantum, per l’appunto. Solo così si potrebbero sanare finalmente i conti della Gesip”.


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