"Giustizia per Mauro | Ma io sono distrutta" - Live Sicilia

“Giustizia per Mauro | Ma io sono distrutta”

di VALENTINA CAVIGLIA A distanza di 22 anni, l’udienza preliminare per l’omicidio di Mauro Rostagno si è conclusa con il rinvio a giudizio dei boss del trapanese Vincenzo Virga, in qualità di organizzatore, e di Vito Mazzara, come esecutore materiale del delitto. E’ quanto disposto dal  giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo Ettorina Contino.
Caso Rostagno. Parla Chicca Roveri
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di VALENTINA CAVIGLIA A distanza di 22 anni, l’udienza preliminare per l’omicidio di Mauro Rostagno si è conclusa con il rinvio a giudizio dei boss del trapanese Vincenzo Virga, in qualità di organizzatore, e di Vito Mazzara, come esecutore materiale del delitto. E’ quanto disposto dal  giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo Ettorina Contino.

Chicca Roveri, compagna di Rostagno, capelli corti, jeans, sguardo dolce e malinconico, era presente in aula. Ci ha concesso una breve intervista.

Signora Roveri, cosa ha provato ad ascoltare la decisione del giudice?
“Abbiamo dovuto aspettare ventidue anni per arrivare ad un processo per un delitto in cui sia il movente che la sua matrice mafiosa apparivano chiari fin dall’inizio. Questo accade in Italia. Non posso dirmi contenta, no, non me la sento. Certo, poteva andare molto peggio”.

Come se non bastasse il lutto, lei ha dovuto pagare un prezzo alto in questa vicenda processuale.
“Sono stati anni oscurati da continui sospetti. Io ho scontato personalmente diversi anni di carcere. Non ci sono parole per spiegare quello che si prova”.

Cosa pensa della tesi della difesa, che riprende la pista interna?
“Fango e fumo negli occhi. Come ha sostenuto chiaramente il procuratore Ingroia,  i depistaggi sulle indagini sono stati intenzionali e sistematici. Si voleva far passare il tutto come la storiella della mogliettina infelice, sminuendo così la figura di Mauro e distruggendo la nostra vita. Le cose hanno iniziato ad andare meglio solo quando il caso è passato alla procura di Palermo”.

Vede analogie col caso Impastato?
“Non solo col caso di Peppino Impastato, ma con innumerevoli altri casi. Il meccanismo è sempre lo stesso. Si mira a ritardare il più possibile il giudizio perché l’opinione pubblica se ne dimentichi, e tutto passi sotto silenzio. In questo sono riusciti. Come vede, oggi a mancare in questa aula non è solo la stampa, ma anche la società civile, le associazioni”.

Pensa che l’avvio del  processo possa riavvicinare l’opinione pubblica alla vicenda di Mauro?
“Forse. Almeno lo spero”.

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