Il giorno della felicità di Laura - Live Sicilia

Il giorno della felicità di Laura

Ripubblichiamo un pezzo scritto da Carmelo Caruso sulla vicenda di Laura Salafia.
La sparatoria di Catania
di
4 min di lettura

“Signorina Salafia, ha dimenticato di firmare il registro”, e Laura è tornata per mettere un sigillo a quel trenta e lode, la combinazione segreta di quel bottino messo in cassaforte tra i faldoni di segreteria.
“Laura Salafia” e nessuno potrà dire che quel discreto tesoro non è tuo; “No, non lo devi dividere con nessuno” perché quella materia porta le impronte delle tue dita sui fogli che hai fotocopiato in copisteria; il manuale di Historia de la literatura espanola è sottolineato dal tuo lapis rosso come le linee di una carta millimetrata: sì, il rosso, perché a te il blu non piace, è troppo scuro, a te piace il rosso chiaro di quella matita spuntata dalla troppa tempera che hai sbertucciato, il colore delle spiagge che fanno il tappeto all’Africa, e poi sa di fragole.
E puoi sbarrare anche questa dal tuo verbalone: “Ti ricordi quando servivano due pagine per contenerlo tutto? E invece adesso basta mezza pagina, e se ne stanno andando come le nuvole di questa Catania a luglio, perché sono un imbroglio le nuvole di luglio in questa città, tanto lo sappiamo che non piove e che ci farà sudare oggi pomeriggio”.

E allora sappiamo anche che hai la testa da Antonio che già l’hai chiamato per dirgli che è andata “di lusso” e che adesso sarai un po’ più sua e non di Gongora, Quevedo. E lui è contento perché ha le basette da carbonaro e la tua materia vale quanto una cospirazione riuscita, quanto la battaglia di Calatafimi.
Se potesse ti scriverebbe l’articolo su “La Sicilia” e farebbe i complimenti alla sua ragazza. Perché “La Sicilia” è un po’ sua, da lui devono passare tutti prima di scrivere, se ne sta sotto in una piccola stanzetta dietro la sua macchina del caffè, sotto come una metropolitana ascolta la circonvallazione che sbraita arrabbiata e accaldata, e gli arrivano come gocce di una pioggia lontana i ticchettiì dei polpastrelli che battono sulla tastiera.
Puoi comprarlo oggi quel vestito che tanto ti era piaciuto l’altra sera quando insieme ad Antonio siete andati per il corso: “Te lo sei meritato e oggi cominciano pure i saldi, ti ricordi?”
Oggi è la tua giornata perfetta, sei così felice che sembra eccessiva quella felicità tutta per te, vorresti dividerla con qualcuno magari andare da una amica e vedere se anche lei ha espugnato la fortezza-celletta.

Che fai! Ah, ho capito stai guardando quella ragazza con cinquantuno rose con quella collana di perle al collo. Ti piacciono le perle, si vede da come le guardi e anche tu ce l’hai a casa, lì a Sortino, stanno solo aspettando che finisca per essere immortalate dai paparazzi di facoltà e Antonio comprerà tutti gli scatti quando ti proclameranno dottoressa, non finiranno sulla carta stampata ma sul vostro album.
Vai, adesso. Si, la chiesa è chiusa, strano. Se ne sono accorti tutti ma non lo dice nessuno. Un uomo sta camminando goffamente ma non lo vede nessuno.
Aspetta, qualcuno l’ha visto.
Però a te non piace una città dove gli uomini abbiano quattro occhi, e tremare come storpi dalla paura, a te non piace una piazza piena di carabinieri in tenuta antisommossa, o i cellulari della polizia. A te non piace detestare i carabinieri e invocarli quando fa comodo.
Non vuoi leggere quest’estate gialli mafiosi e neppure la parodia della follia giustificata da cavalleria rusticana. Laura vuole semplicemente una città sicura sia a Piazza Dante che a Piazza Indipendenza, da Librino a Ognina, vuole avere fiducia nella legge perché non vuole né un’arma che picchia, né i superpoteri, vuole soltanto che “i siciliani siano nella condizione di scegliere, tra il diritto e il delitto e non tra il delitto e il delitto”. Vorrebbe che in quella piazza non si proiettasse la fine di un eroe, ma sia la via di eroi quotidiani: uomini che scelgono il diritto. Vorrebbe che la città non si svegli di soprassalto ma che accenda le torce durante la notte, che ogni uomo sia la scolta della città.
Laura vuole che sul suo collo si posi la bocca del suo Antonio, perché i baci sul collo sono quelli più audaci, sono quelli più languidi e sciolgono la stanchezza delle serate che finiscono sui libri, sanno di ricompensa
“No, mi corazòn no duerme/El se queda despierto…
No, il cuore di Laura non dorme/Se ne sta lì tutto sveglio/Né dorme né sogna, osserva/ gli occhi chiari aperti/ segnali lontani ascolta/ in margine al gran silenzio.
Se ne sta tutto lì il cuore di Laura, Antonio, e aspetta come la poesia di Machado che tu possa sussurrarla appoggiando la testa sul suo collo trafitto da una bossolo di male.
Aspetta la tua perla.


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